Il tartufo, che cos’è
II nome di “tartufo” è attribuito ad alcuni funghi sotterranei (ipogei) della classe degli Ascomiceti, che vivono in simbiosi micorrizica con determinate piante superiori e con lo stesso nome viene indicato il loro corpo fruttifero, simile ad un tubero, di forma più o meno rotonda, ma talvolta anche irregolare con protuberanze e cavità, a seconda della specie e del terreno in cui si è formato.
Il tartufo è costituito da un corpo fruttifero, il carpoforo, prodotto da micelio vegetativo legato agli apici radicali degli alberi simbionti. Il carpoforo viene formato a seguito del verificarsi di condizioni climatiche favorevoli a ciascuna specie, ed è responsabile della riproduzione sessuata del fungo mediante organi assimilabili ai semi, le spore.
È stato verificato che le spore vengono stimolate nella germinazione dal maggior riscaldamento e umidità del suolo, dalla ripresa vegetativa delle piante simbionti e dalla produzione di apici radicali.Tutti i funghi hanno come caratteristica comune la mancanza assoluta di clorofilla, e di conseguenza non potendo elaborare la sostanza organica necessaria al loro sviluppo, la traggono da altri organismi, vivi o morti, divenendo così parassiti o saprofiti, oppure costituiscono con l’ospite vivente una simbiosi mutualistica perché entrambi traggono qualche vantaggio dalla loro unione, come appunto il tartufo.
È questo fenomeno che prende il nome di “micorrizia“.
La storia del tartufo
Il ricordo del tartufo si perde nella notte dei tempi. I romani ne apprezzavano le qualità, infatti ritenevano quelli che provenivano dalla Grecia e dalla Libia fossero i migliori. Lo conoscevano in Cina e in Giappone e si trovava già nell’America precolombiana, anche se non si hanno prove certe del suo utilizzo da parte delle popolazioni indigene.
Le testimonianze più antiche ci portano indietro fino ai babilonesi, che li ritenevano afrodisiaci.Risale al medioevo il suo uso come unità di scambio tra le famiglie nobili del Piemonte, ma è in Francia che a qualcuno viene l’idea per la prima volta di emulare la natura e quindi di fare i primi tentativi con la coltivazione intensiva.
Si narra che verso gli inizi del 19° secolo, un “modesto agricoltore” del dipartimento del Vaucluse, nel sud-est della Francia, non lontano dal Piemonte, si accorgesse che sotto alcune delle sue querce uscivano dei tartufi proprio come i funghi. Non ci volle molto all’astuto contadino per fiutare l’affare della sua vita e, ben presto, cercando di non destare sospetti, iniziò ad acquistare tutti i terreni che poteva, in prevalenza nudi e montagnosi, incolti, ciottolosi, di scarso valore e largamente disponibili in quella regione. In pochi anni diventò il primo produttore di tartufi della regione. Esattamente come ai nostri giorni, anche nel 1800 non era la povertà a suscitare invidia ma la ricchezza e quindi la sua improvvisa agiatezza non poteva passare inosservata. Sebbene abitasse in una campagna scarsamente abitata, incuriosì molti e soprattutto i parenti, ed un cugino ugualmente scaltro ma meno riservato che scoprì il segreto e lo propagò in tutta la zona, così che gli impianti si estesero in gran parte delle terre nude e incolte del dipartimento del Vaucluse, e non solo sulle terre montagnose, ma anche in campi pianeggianti, di natura ciottolosa e calcarea, nei quali però fino ad allora nessuno avrebbe pensato di impiantare un bosco. E tuttora si possono ammirare magnifici querceti e lecceti nelle zone pianeggianti di questo Dipartimento.
L’habitat del tartufo
La tartufaia: costituire una tartufaia coltivata significa piantare una tartufaia ex novo. Questo significa mettere a dimora piante micorrizate con tartufo in un terreno libero da altre coltivazioni, possibilmente servito da acqua. Dove il tartufo non è presente spontaneamente è indispensabile verificare l’armonia del terreno con la varietà di tartufo e la pianta ospite da utilizzare. Il tartufo, infatti, non si può coltivare ovunque.
In natura si sviluppa solo in condizioni pedoclimatiche molto specifiche, che gli permettono di vivere in equilibrio con gli altri organismi presenti nella rizosfera, ossia quelle porzioni di terreno che circondano le radici delle piante. È per questo che, se si vuole che le piante micorrizate mantengano le micorrize di tartufo nel tempo e giungano così alla produzione, esse devono essere messe a dimora solo in quei terreni con caratteristiche simili a quelle della zona di produzione naturale.
Il tartufo: proprietà benefiche e nutritive
Le proprietà benefiche e nutritive del tartufo sono molteplici.
Il pregiato tartufo è utilizzato in cucina per preparare numerose e gustose pietanze.
Ma cos’è, esattamente, il tartufo?
Il tartufo è un fungo ipogeo, perché cresce sotto terra in simbiosi alle radici di alcune piante come, ad esempio, il nocciolo, il leccio, il pioppo e la roverella.
I tartufi vengono individuati esclusivamente con l’aiuto dei cani e raccolti a mano.
Esistono diverse varietà di tartufo, ognuna ha bisogno di determinate condizioni climatiche geografiche specifiche per favorirne lo sviluppo.
Ma quali sono i benefici e le proprietà alimentari di questo fungo?
Scopriamo di più in merito.
Proprietà benefiche
Il tartufo fornisce, a prescindere dalla varietà, benefici per la salute dell’organismo e per il benessere del corpo.
Il tartufo è ricco di antiossidanti che aiutano a contrastare i radicali liberi che portano all’invecchiamento dell’organismo.
Ha proprietà elasticizzanti, che sono in grado di stimolare la produzione di collagene e favorisce la digestione.
Il tartufo vanta proprietà benefiche a favore dell’apparato cardiovascolare, infatti è privo di colesterolo ed è un’ottima fonte di magnesio.
Il calcio contenuto nel tartufo giova alla salute delle ossa e dei denti, mentre il potassio vanta una funzione stimolante per i reni.
Il tartufo infine dispone di proprietà rimineralizzanti, le quali facilitano la digestione.
Proprietà nutritive e tabella nutrizionale
Studi recenti che hanno dimostrato gli elevati valori nutrizionali di questo prezioso alimento.
Il tartufo è un’ottima fonte di proteine e contiene pochi grassi.
E’ indicato per chi segue una dieta ipocalorica e vuole dimagrire o restare in forma.
Il tartufo contiene vitamine e sali minerali, come potassio, calcio e magnesio.
Per 100 grammi di prodotto:
parte edibile 79 g, proteine 6 g, carboidrati 0,7 g, grassi 0,5 g, fibre 8,5 g, ferro 3,5 mg, calcio 24 mg, vitamina C 1 mg, la differenza è composta da acqua.
Complessivamente 100 grammi di tartufo forniscono 31 calorie.
Proprietà afrodisiache del tartufo
Secondo alcuni studi, il tartufo avrebbe delle proprietà afrodisiache: sarebbe in grado di emanare delle sostanze capaci di provocare del benessere fisico e mentale favorendo l’attrazione verso il partner.